Queste tre statue di bronzo, realizzate da F.Bacci, campeggiano nel bosco sacro dell’eremo delle Carceri a quattro chilometri da Assisi.
Rappresentano Francesco e altri due frati: Leone e Ginepro mentre ammirano il cielo.
Leone, un erudito, (in basso a sinistra), traccia sul terreno il grande e il piccolo carro. Dopo aver identificato l’Orsa Maggiore considera le ultime due stelle opposte alla coda e misura la loro distanza tra il pollice e l’indice. Poi riporta questa distanza per cinque volte in linea retta in modo da individuare la posizione della Stella Polare.
Ginepro, (in piedi a sinistra), in modo semplice e ingenuo indica la Stella Polare, il faro per trovare la direzione, un punto di riferimento sicuro.
Francesco contempla estasiato la notte splendente, incurante di calcoli o della ricerca di qualche stella.
Resta sdraiato adagiato sul terreno completamente assorbito dalla bellezza del firmamento, immerso nel flusso dell’amore universale. Il cappuccio del suo saio ha preso la forma della luna a testimoniare l’empatia con il creato e l’armonia con tutte le cose.
Osservando queste tre statue sorgono delle domande.
Ognuno di noi incarna i tre frati: in certe occasioni facciamo sfoggio della nostra cultura, delle capacità intellettive, in altri ci limitiamo ad indicare, a riprodurre le evidenze. Ma siamo ancora capaci di godere la bellezza di un paesaggio o del manto stellato e di entrare così in connessione con il creato? Come partecipiamo al miracolo della vita? Abbiamo sempre bisogno di dirigere tutto, di calcolare, codificare, di dare spiegazioni?
Non sarebbe meraviglioso “perdersi” nell’immensità, affidarsi a qualcosa di talmente più grande di noi che non ha bisogna di essere raccontato, studiato nel dettaglio, spiegato ma solo contemplato nel silenzio?
Sally
Luglio 7, 2024Ciao Leyla fai delle riflessioni molto belle ti sento leggera e autonoma nell’esprimere le tue sensazioni che mi regalano sempre un moto di fiducia al cuore. ♥️