Ha avuto un’infanzia spensierata e serena, ovattata nella protezione di genitori severi e presenti che con un imprinting deciso l’hanno sempre indirizzata nelle scelte formative e professionali. Ma Chicca non ha dubbi. Se avesse goduto di maggiore libertà avrebbe di certo assecondato un’indole bohémien e una propensione artistica capace di spaziare dalla pittura al disegno, dalla scrittura al pianoforte senza trascurare l’armonia della danza classica.
Il desiderio di coltivare i suoi talenti sarebbe potuto sfociare in una ribellione verso l’autorità, ma così non è stato. Da primogenita responsabile e posata, Chicca ha per lungo tempo accantonato le sue passioni per recuperarle da adulta. Molto unita alla sorella quasi coetanea Alberta (Lelle) e al fratello Carlo, di nove anni più piccolo, da bambina veniva spronata a disegnare dalla madre, insegnante e trascorreva delle ore immersa in quel mondo onirico.
Alle medie, per la prima volta, in una scuola sperimentale entrò in contatto con il disegno astratto e ne rimase folgorata. Per lei che non amava rappresentare le figure, quella tecnica, era un toccasana per l’anima, capace di far fluire liberamente il suo spirito fantasioso contaminato dalle suggestioni fiabesche.
Ma quando si dovette decidere della sua formazione, le capacità artistiche passarono in secondo piano schiacciate dall’idea di una formazione più solida e ampia. Il liceo classico “Dettori”, al tempo il più rinomato di Cagliari, per i genitori rispondeva appieno a questa esigenza.
“Se avessi ascoltato l’istinto – rivela Chicca – avrei fatto qualcosa in ambito artistico. Da quando avevo tre anni amavo la danza classica, ballavo e cantavo difronte allo specchio. Avevo chiesto di iscrivermi a pianoforte e a ballo ma non mi venne accordato. All’età di 11 anni venni operata di cisti ovariche e dovetti restare due settimane in ospedale. Quell’ambiente mi affascinò molto e, finito il liceo, avrei voluto seguire medicina con specializzazione in chirurgia ma, quando timidamente lo proposi ai miei genitori, mi dissuasero. Erano determinati e volitivi mentre io non avevo un carattere deciso così li assecondai e seguii le orme di mio padre, ingegnere civile”.
A 26 anni, dopo la laurea Chicca iniziò a lavorare in studio con il padre e a 27 si sposò con Andrea, un medico fisiatra. Tra le responsabilità lavorative e familiari rinunciò al sogno di andare in giro per il mondo.
Dopo diversi tentativi e dieci anni di vana attesa, la coppia scelse l’adozione e arrivò Paolo, un bambino ucraino di 18 mesi. La vita sembrava averle donato la famiglia tanto desiderata ma quando suo figlio compì 12 anni, Andrea decise di allontanarsi da casa e Chicca, inconsapevole spettatrice di ciò che stava accadendo, ne fu sconvolta. In quel momento così delicato in cui improvvisamente vide sgretolarsi le sue certezze mai messe prima in discussione, iniziarono a manifestarsi numerosi problemi di salute. Nel 2013 un’amica psicoterapeuta la aiutò ad avvicinarsi alla spiritualità e iniziò ad affidarsi agli angeli.
Una sensazione di pace e tranquillità fece capolino nella sua vita e si rese conto di riuscire a trasmettere serenità a chi le stava intorno. Riemerse spontaneamente la passione per l’arte, tenuta in un cantuccio per una decina d’anni e questa volta decise di accoglierla.
A trenta anni si iscrisse a danza classica, la sua antica passione e la praticò sino ai 48 anni e poi ricominciò a disegnare. Con il tempo ha imparato a dare valore ai suoi talenti e ogni sabato, ancora oggi, ha un appuntamento fisso con la sua insegnante di disegno. “Per due o tre ore mi estraneo completamente dal mondo per esprimere me stessa. La tempera mi ha fatto riappropriare del colore – racconta- mi piaceva dipingere ad olio ma sono lenta quindi ho optato per il colore acrilico che asciuga più in fretta e ha un effetto pastoso e corposo. Quando vedo un’immagine che mi colpisce è come se, simile ad uno scatto, si imprimesse indelebilmente dentro di me e anche trascorsi molti anni sono in grado di recuperarla e riprodurla. Quando osservo il quadro mi riporta ai sentimenti già vissuti come in una retrospettiva del passato. Altre volte invece non ho un’idea precisa ma mi accorgo che la mano parte da sola a dipingere e l’immagine prende forma. Capita invece molto raramente di sentirmi ispirata a riprodurre una fotografia”. La creatività non può essere imbrigliata o limitata e Chicca, con il tempo, ha scoperto di possedere anche altri talenti.
“Da quando Andrea è andato via di casa mi sono ripresa tutte le mie passioni e in quel periodo così pesante – prosegue – mi venne anche la vena per la scrittura. Me ne accorsi un giorno mentre attendevo annoiata il mio turno dal parrucchiere. Di getto scrissi un racconto a cui ne seguirono tanti altri ispirati dai miei quadri”.
“Il canto dell’acqua”; “il carretto delle anfore”; “le sedie vanitose”; “l’organo di terracotta”; “tre maghi a Venezia” e “un lago”, per citarne solo alcuni, tutti corredati dagli oli su tela. Da un breve soggiorno a Valencia nacque “la Dolce Dorotea” un racconto dedicato al figlio Paolo con l’auspicio: “possa sognare e realizzare i propri sogni”. Con penna e pennello, Chicca e l’amica illustratrice Francesca Turno, come si legge nella quarta di copertina, si divertono a “creare piccoli laghi di fantasia dove tuffarsi ogni volta che la realtà lo permette”. Questo racconto nel 2016 è stato inserito nel cartellone della compagnia teatrale “il Crogiuolo”, messo in scena dall’attrice Rita Atzeri e utilizzato per un saggio di danza realizzato a Cagliari dalla scuola di Anna Kukurba, ballerina polacca solista al teatro dell’Opera di Cracovia, trasferita a Cagliari da tanti anni.
SCARICA E LEGGI I RACCONTI DI CHICCA CORONA
- Il canto dell’acqua
- Il carretto delle anfore
- Le sedie vanitose
- L’organo di terracotta
- Tre maghi a Venezia
- Un lago
Mentre Chicca riassapora la libertà la sua esistenza si sta colorando di quelle tonalità gioiose che, come in una danza armoniosa, volteggiano nei suoi quadri.
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