Fermati a contemplare il quadro e non la cornice
A tutti è capitato, almeno una volta nella vita, di non riuscire a realizzare l’obiettivo prefissato su cui la mente aveva riposto mille aspettative.
Magari hai sostenuto un esame, partecipato ad una selezione, una competizione sportiva o hai concorso per una promozione. Nonostante gli sforzi e l’impegno, il quadretto ideale si è miseramente dissolto e con lui sono andati in fumo il lavoro della vita, il podio o l’avanzamento di carriera.
Frantumati i desideri di stabilità, sicurezza o riscatto, ti sei sentito svuotato, stanco e un po’ frustrato.
“Era meno meritevole, intelligente, performante o raccomandato”. Ecco fioccare una lista (e potrebbe continuare all’infinito!) di inutili paragoni con chi, si è potuto appuntare sul petto, la stelletta del vincitore. Mentre processa l’accaduto come “fallimentare” la mente grida all’ingiustizia o finisce con lo scomodare l’immancabile sfiga, cintura nera di ogni disfatta!
Insomma c’è sempre qualcosa di esterno a frapporsi alla nostra felicità.
E se le cose non fossero proprio così come le abbiamo dipinte?
Spesso attribuiamo più importanza alla cornice rispetto al quadro. Un po’ come accade con le apparenze rispetto alla sostanza.
Magari quel risultato non era il più adatto a noi e dietro l’angolo ci attendono un’infinità di tasselli indispensabili per il percorso evolutivo che siamo venuti a compiere in questa esistenza.
Vi fermereste per ore ad osservare un muro con appesa una cornice vuota? Non sarebbe meglio contemplare un capolavoro?
In questo tempo di risveglio delle coscienze non possiamo più restare imbalsamati a bearci davanti ad un muro vuoto anche se la cornice è ben intagliata o sontuosa.
Ci è data l’incredibile opportunità di uscire dall’illusione e di aprirci velocemente a qualcosa di più grande se solo siamo disposti a mettere da parte la nostra personalità e ad accogliere le benedizioni che la vita ci porta.
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