L’artista Filippo Serci si racconta in questa intervista
L’intento dell’intervista che segue, va nell’unica direzione della accoglienza di tutto ciò che la vita ci porta, comprese le paure e i doni che giungono nel silenzio dell’anima, in un’ottica di non attaccamento.
“Più volte mi son detto, non è possibile!! Non ci voglio pensare… non voglio che mi risucceda… ho visto male… ho sentito male… ma quelle esperienze le porto dentro di me, tutte. Nessuna è stata rimossa dalla mia mente”.
Così Filippo Serci, cagliaritano, occupato nella storica impresa di famiglia di impianti e macchinari per la lavanderia, artista e padre di due bambini, inizia a condividere per la prima volta, le particolari esperienze di cui è stato protagonista, sin dall’adolescenza.
“Con gli anni si prende una consapevolezza diversa. Con lo studio e il confronto inizi a capire, a metabolizzare e a vivere le esperienze fuori dal normale come una cosa quasi normale. Se vai a scavare a fondo nei tuoi ricordi, ti accorgi che ciò che ti capitava da ragazzino forse non erano semplici casualità o suggestioni post film horror. Certo i film li guardavamo per esorcizzare la paura e hanno influenzato tantissimi di noi”.
Filippo per tanto tempo ha vissuto nella paura, si è interrogato sul perché certe stranezze capitassero proprio a lui. Oggi, acquisita maggiore consapevolezza, è pronto a mettere a disposizione degli altri quei ricordi indelebili, sicuro che la condivisione possa aiutare tanti a sentirsi meno soli.
“Avevo circa 14 anni, sarà l’età in cui uno è più galletto, si sente invincibile e vuole provare forti emozioni… non so, ma in quel periodo ho iniziato a vivere degli episodi che rivisti con gli occhi da ragazzino mi rifarei sotto dalla paura. Una sera ero nella mia camera e mentre mi preparavo per uscire mi sono guardato in una finestra con i vetri specchiati. Metto la felpa e come tiro indietro il cappuccio per farlo cadere sulla schiena, vedo che rimane appoggiato sopra qualcosa. Quella sensazione di avere una persona dietro di me, a pochi centimetri, non la dimenticherò mai”. Filippo sgrana gli occhi mentre rivive quel momento. “Sono rimasto per un attimo immobilizzato poi a voce alta ho detto: spostati!! In quel momento il cappuccio è ricaduto sulle spalle. Suggestione, fantasia, chiamatela come volete, ma così è successo”.
Prende fiato e dopo un lungo sospiro Filippo prosegue a raccontare altri episodi vissuti da ragazzo quando viveva con i genitori.
“La porta della mia camera da letto era aperta sull’andito e mentre mi vestivo ho visto passare mio fratello diretto al bagno. Gli ho chiesto se per favore me lo poteva lasciare libero perché avevo fretta ma quando sono entrato ho trovato il bagno vuoto e le luci spente. Sono andato in camera di mio fratello e lui non c’era. Un po’ agitato mi sono informato da mia madre: era uscito da circa mezz’ora… Vogliamo metterci anche qui suggestione e fantasia?”
Immagina di non essere creduto ma ci tiene a portare all’attenzione altri elementi, altre prove in grado di documentare le sue esperienze.
“Una notte, mentre ero nella mia camera, verso le 4 del mattino, sento tante voci attorno al letto. Erano dei bambini che sussurravano. Ho aperto gli occhi e nella penombra, dalla luce della luna ho visto, specchiati nella finestra, dei piccoli bambini allungare le mani su di me. Mi accarezzavano il viso e il corpo. Mi sono seduto sul letto e la scena si ripeteva. Ero paralizzato. Non stavo sognando, ero consapevole di essere sveglio. I loro erano gesti di affetto nei miei confronti, ne sono sicuro – precisa Filippo – ma, in quella situazione, tutto mi è passato per la testa tranne pensare a delle tenerezze. Con uno sforzo allucinante sono riuscito a chiedere di andarsene e loro sono spariti”.
Ad un certo punto della sua vita Filippo, preso dallo sconforto e da una paura così asfissiante da togliere l’aria, ha tentato in tutti i modi di rifuggire quelle esperienze così particolari.
“Troppe cose stavano capitando a cui non volevo più pensare. Passavo la notte sotto le coperte a pregare, prendevo tranquillanti per indurmi il sonno ed evitare di passare ore a cercare di dormire. Rientravo la notte tardissimo con la speranza di crollare subito”.
Come recita un antico detto: “quando l’allievo è pronto il maestro arriva”.
“Il destino verso i vent’anni mi ha fatto incontrare una donna di circa 70 che aveva delle capacità. Lei li chiamava “doni dati dal Signore”. Mi ha scombussolato la vita. Mi ha guardato dentro e ha visto che anche io avevo un grande dono e non avrei dovuto averne paura. Mi ha suggerito di studiarlo e ascoltarlo. Ha visto dentro di me le capacità artistiche che avrei realizzato non con un pennello ma con un oggetto metallico. Lei non riusciva a capire cosa fosse. In quel periodo lavoravo con l’aerografo. Mi consigliò di non aver mai paura perché tutto può essere deciso da noi in qualsiasi momento. La mia vita ha iniziato a prendere una strada un po’ diversa e tante mie sicurezze sono state messe a giudizio, e molte insicurezze si sono trasformate in forza”.
Con il passare del tempo Filippo ha iniziato a guardare in faccia la paura e questa ha mutato pelle cadendo pezzo a pezzo.
“Con il tempo continuavano a verificarsi dei fatti extraordinari ma li affrontavo senza nessuna paura perché alla fine, quello che ci spaventa di più, è il non capire perché certe esperienze capitino proprio a noi. Non basta dire: io non le voglio per starne alla larga. Come maturavo cresceva anche la capacità di affrontare le situazioni. Avevo preso l’abitudine di dormire con un foglietto e una penna sul comodino per annotare i segnali che la notte mi arrivavano. Con il tempo il foglietto è diventato il cellulare. Tutt’ora conservo alcune premonizioni avute tre giorni prima che gli eventi si verificassero come l’incendio di Notre Dame, due scosse di terremoto e il soccorso della squadra di calciatori all’interno della grotta in Thailandia”.
Le premonizioni di Filippo non annunciavano solo catastrofi ma anche lieti eventi.
“Con un anno di anticipo ho annotato la nascita della figlia di un mio conoscente che vive in Messico, un nuovo amore per un mio amico, la fine di un rapporto di lavoro di un imprenditore che non avrebbe mai e poi mai immaginato di lasciare la sua prestigiosa azienda. La cosa più brutta di queste esperienze è che non puoi parlarne con nessuno. La gente ti prende per pazzo o pensa si tratti di semplici casualità. Le frasi che ti senti dire sono sempre le stesse: guardi troppi film e ti fai suggestionare. Ma io dico – prosegue Filippo – se ti sto anticipando un avvenimento di giorni, mesi o anni perché non vuoi riconoscere che qualcosa di particolare in me c’è? Sono arrivato al punto di dover documentare le cose per dare delle prove. L’alternativa sarebbe stata lasciar perdere e vivere le esperienze in silenzio. Ma non è bello e non è semplice. Si vorrebbe sempre condividere le gioie, le paure e le ansie con qualcuno capace di ascoltarti, darti un consiglio o un parere, insomma qualcuno che non ti prenda per folle”.
Una delle esperienze straordinarie più belle vissute da Filippo negli ultimi anni risale all’aprile 2016.
“Stavo realizzando con l’aerografo uno dei miei sound toaster per Spielberg quando improvvisamente ho iniziato a soffrire di attacchi di ansia fortissimi. Una voce persistente non mi mollava mai e mi diceva di lasciar perdere quello che stavo facendo per realizzare un sound toaster destinato a Bud Spencer… Bud Spencer? Cosa c’entra – si chiedeva sorpreso Filippo mentre proseguiva il lavoro per Spielberg – gli attacchi di ansia si facevano sempre più intensi e un fuoco mi avvolgeva il petto e mi faceva pensare a Bud Spencer. Mi sono sempre piaciuti i suoi film, li guardavo da bambino con miei fratelli e mio padre. Ci facevano tanto ridere ma non sono mai stato un fan accanito di Bud. Anche se nessuno me l’aveva commissionato decido di realizzare un toaster per Bud senza avere idea di come sarei riuscito a consegnarglielo. Ho mandato una email all’indirizzo della casa di produzione del figlio di Bud ma nonostante i diversi solleciti non è arrivata nessuna risposta. Un po’deluso e con l’ansia che non mi mollava, su facebook ho intercettato una figlia dell’attore. Era anche lei un’artista quindi mi sono detto che ci saremo potuti capire così le ho mandato un messaggio ma lei non ha risposto. Del resto io chi ero? Nessuno… ho deciso di inviarle il video del toaster dedicato al padre e alle 13.15 del 7 maggio 2016 si è riaccesa in me la speranza. Il mio lavoro a Cristiana è piaciuto tantissimo e mi ha promesso di farlo vedere al padre. Tra noi è cresciuta una piacevole amicizia e da subito ho cercato di spiegarle cosa mi capitava. Le ho parlato delle mie ansie e delle strane sensazioni sullo stato di salute del padre. Non c’era giorno che non le chiedessi come stesse. Lei era sempre molto gentile e mi tranquillizzava, non c’era nessun motivo di preoccuparsi. A giugno le mie ansie continuavano a crescere ma non volevo essere troppo invadente. Cristiana mi teneva sempre aggiornato e Bud non aveva grossi problemi di salute se non quelli di un uomo di oltre 80 anni. Il 27 giugno 2016 appresi la notizia: se n’era andato. Sono caduto nello sconforto totale. Perché era capitato tutto questo? Purtroppo non ho mai avuto l’onore di conoscere Bud ma perché dovevo avere questo legame con la famiglia Pedersoli? Ai primi di settembre del 2016 mi è capitata una delle esperienze extraordinarie più belle e strane della mia vita. Una notte Bud mi è venuto a trovare. Me lo sono visto davanti. Era appoggiato al muro della mia camera da letto con quella faccia sorniona, un mezzo sorriso e mi trasmetteva felicità. Non a parole ma telepaticamente mi ha dato delle indicazioni ben precise che avrei dovuto condividere con alcune persone a lui care. Cercai di spiegare questa folle esperienza alla figlia e lei si rese conto da subito che non stavo raccontando eresie. Bud mi aveva detto di cercare nei cassetti di una credenza in radica con una ribaltina. Cristiana non ricordava l’esistenza di questo mobile ma poi ne ha trovato uno che rispondeva perfettamente alla descrizione nella camera da letto dei genitori. Ha aperto i cassetti seguendo le indicazioni di Bud e ha trovato una foto dove l’attore era stretto in un abbraccio con sua mamma Rina”.
Proprio questo episodio è stato raccontato dalla figlia di Bud Spencer in recenti interviste rilasciate al Corriere della Sera e alla trasmissione La Vita in Diretta, in occasione dell’uscita del suo libro intitolato “Bud un gigante per papà” edito da Giunti.
“Per lei questa fotografia ha rappresentato la commovente testimonianza che suo padre sta bene e ha ritrovato la madre su un piano non fisico.
Ho ricevuto da Bud anche un altro messaggio indirizzato all’altra figlia Diamante e un altro ancora al suo amico Terence Hill. Bud si è fatto sentire per svariati giorni, in tanti modi e da allora ci sono degli episodi che si verificano e mi fanno avvertire la sua presenza. In questi ultimi giorni i suoi frequenti messaggi si accompagnano a forti attacchi di ansia che rimangono nella mia testa e mi bombardano all’infinito. Ogni tanto riferisco a Cristiana ciò che arriva. Lei è una persona ricettiva e molto disponibile. Insieme cerchiamo di trovare delle spiegazioni”.
Filippo vuole spiegare il motivo della sua scelta di mettere a disposizione di tutti questo particolare bagaglio di esperienze non ordinarie.
“A periodi ho queste percezioni ma ci sono mesi che nulla mi accade e giorni in cui capitano parecchie stranezze. Come la sensazione di malessere, di negatività che sento sulle spalle e ci sono momenti in cui mi rattristo senza nessun motivo.
Convivere con queste esperienze non è semplice. Se raccontate possono essere fraintese o non capite ma ci sono tante persone che come me le vivono in maniera più soft o più accentuata. Penso quindi sia utile parlarne. Bisogna documentarsi e confrontarsi perché tantissimi episodi a cui non riusciamo a dare una spiegazione possono magari trovare una risposta da uno di noi. Sapere che ci sono altre persone che le vivono e le condividono, credo possa aiutare tutti ad affrontarle con più serenità e a sentirsi meno soli. Io sto imparando a non prenderla con troppa serietà e a trovare il lato positivo”.
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